Ancora delle curiosità su Renato. Il seguente articolo parla del passaggio del bambino di via di Ripetta all'adolescente della Montagnola. Quanto qui riportato è basato sulla testimonianza di chi ha conosciuto Renato quando venne fuori il personaggio con i capelli lunghi, secco e con mantelli che arrivavano sino a terra. In seguito non mancheranno integrazioni.
Per il momento, buona lettura!
Renatino va alla Montagnola
di PASQUALE GEUSA
Dal centro in periferia. Renatino, con la sua famigliola, da Via di Ripetta, vicino piazza Cavour, è andato ad abitare alla palazzina di via Fonte Buono n. 104, nella zona della Montagnola.Spostandosi da un punto all’altro della capitale, con il tempo viene fuori un altro Renato. Quel bambino timido e riservato che giocava in piazza Ferro di Cavallo crescendo si trasforma.Alba, tre anni più grande di lui, ancora oggi vive in via Fonte Buono. Ha conosciuto Renato quando aveva 8-9 anni. Lei aveva un negozio di scarpe vicino ad una tabaccheria collocata al civico 115. Questo punto di rivendita di sigarette fu gestito dalla famiglia Fiacchini sino alla fine degli anni Sessanta. È stato lì che si sono conosciuti. Addirittura Renato l’ha vista conoscere, fidanzarsi e sposarsi con Bruno, che accanto al condominio di Renato aveva ed ha tuttora una panetteria. «Ricordo che già da piccolino andava in giro con un giradischi portatile ascoltando musica. Ascoltava e ballava di tutto. Quando entrava in panetteria mi faceva una testa tanta con tutto quel volume così alto». Alba ricorda con entusiasmo Renato, e sulla sua famiglia racconta: «Una famiglia molto allegra. Il padre marchigiano e la madre romana. Lei diceva di essere parente di Claudio Villa. Faceva Pica di cognome, come il cantante. E di questo ne andava fiera. Sfotteva spesso il marito dicendo: “Io so’ romana de Roma, mica come te che sei marchisgiano”. Ricordo che il padre, quando nel 1966 uscì il primo 45 giri di Renato [dal titolo Non basta sai NdA], venne a regalarmi una cassetta, che io conservo ancora». Poi, riguardo il suo look trasgressivo e i ragazzi del quartiere: «Andava in giro con i capelli lunghi e mantelli che arrivavano sino a terra. E truccatissimo. Molti per questo motivo lo prendevano in giro. Ma lui se ne infischiava, neanche rispondeva alle loro provocazioni. I genitori lo lasciavano fare. Non l’hanno mai ostacolato. Aveva un ottimo rapporto con loro. Papà e mamma sapevano quello che lui faceva». Ancora: «Era, ed è ancora, di un’educazione unica. Molto rispettoso veramente. Tuttora, nonostante il successo ottenuto, non si è montato mai la testa. È sempre rimasta una persona molto umile. L’anno scorso è venuto a trovarmi. Mi ha promesso una cena ed ancora aspetto. Devo aggiungere anche che se passa dal negozio e non mi trova torna indietro per cercarmi. Non passa dritto».Qui viene fuori un’altro Renato. Addirittura c’è chi lo vede andare in giro truccatissimo e con mantelli che gli arrivano fin sotto ai piedi. I colori preferiti dei suoi travestimenti sono il bianco, il rosso e il nero. Nel quartiere lo conoscevano tutti. E tutti lo prendevano in giro per il suo look stile kisch. Ma lui non si dava per vinto. Poi, a distanza di tempo, a qualcuno non pare ancora vero che quel ragazzo abbia fatto tanta strada. Il coraggio a Renato non è mai mancato. Certo però, anche a lui capitava qualche momento in cui si sentiva giù, in cui credeva di non farcela. «Tu un domani diventerai famoso Renato. Vedrai che parleranno tutti di te». E lui: «Magari Margherita. Magari...». Margherita, assieme al marito Franco Cordova gestiva un bar che ancora oggi si trova lì, all’angolo tra via Fonte Buono e via Fontanellato. Margherita, all’inizio aiutava anche economicamente Renato, quando aveva bisogno di soldi per i suoi tour. Quando Renato teneva i suoi spettacoli nel teatro tenda di via Cristoforo Colombo, lo faceva grazie all’aiuto di Franco Cordova. Quel tendone, infatti, era del circo di Liana Orfei, e Franco lavorava lì come barista. È stato grazie al suo intervento se Renato ha cominciato ad esibirsi. E Margherita, quando cominciarono a giungere i primi successi gli diceva: «Hai visto Renato? Che è come ti avevo detto». Patrizia, figlia di Franco e Margherita, che oggi gestisce il bar, ricorda: «I suoi spettacoli nel teatro-tenda erano qualcosa di eccezionale. Quando cantava Il cielo c’erano due ragazze che partivano dalle poltroncine in fondo e tiravano giù sino al palcoscenico un telone colorato d’azzurro e stellato. Poi dopo usciva lui. E poi indossava dei costumi truccatissimi che lui cambiava nel giro di due secondi e mezzo. Era velocissimo nel farlo».Parallela a via Fonte Buono, in via Badia di Cava, c’era un negozio di materiale elettrico, dove lavorava Franco Colafranceschi, oggi 62 anni, assieme al cognato. Colafranceschi ricorda con entusiasmo le gare pomeridiane in moto che faceva con il fratello di Renato, Giampiero. Ecco la sua testimonianza: «Anch’io da giovane portavo i capelli lunghi, ma lui, come estrosità esagerava. Andava sempre in giro truccato. Io allora seguivo con attenzione la cultura musicale anglo-americana e ricordo che c’erano dei gruppi i cui componenti erano truccatissimi, come i Kiss o Alice Cooper. Secondo si era un po’ ispirato a loro. Ricordo che Renato tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, mi chiese di andare in giro per l’Italia a suonare con lui. Io allora facevo chitarra e canto e suonavo a livello amatoriale con un gruppo. Non ero certo ai suoi livelli. E poi mi disse che andare in tournée con lui significava stare lontano da Roma almeno un mese o due. E come facevo io? A quei tempi mi era nata pure una bambina. Renato ai tempi di Zerolandia [1978 ndA] aveva pure piantato un tendone in Via Cristoforo Colombo». E poi svela una curiosità: «Ricordo che era molto tirchio. Quando doveva tenere i concerti veniva da me a comprare materiale elettrico: doppie spine, lampadine, prese, ecc... Poi metteva tutto in quelle scatole delle caramelle Sperlari che si facevano una volta e che avevano un lucchetto. Lo faceva perchè non voleva che i tecnici, quando alla fine degli spettacoli smontavano il palco perdessero qualcosa, e quindi lui doveva ricomprarla».Quest’ultimo particolare oltre a mettere in luce un retroscena della vita del cantante, ben sottolinea la differenza tra il Renato di un tempo e quello di oggi. Adesso è impensabile vedere Renato Zero che prima e dopo il suo concerto si interessi a controllare chi monta e smonta la strumentazione elettrica. Eppure un tempo lo faceva.Via Fonte BuonoLa casa di RenatoLa tabaccheria dei Fiacchini come appare oggiIl bar Cordova oggi
3 commenti:
Grazie Grazie Grazie!!! Ho letto cose bellissime sul mio Renato che mai, in questi 30 anni di zerofollia, avevo letto da nessun'altra parte...
Grazie renato un grande cuore
Mi ricordo tanti anni fa.miopadre cercava Renato perché sognava di poter partecipare a un...suo spettacolo e lo ando'a. Cercare a via fontebuono ma. Gli apri il fratello . Così mio padre si arrese e se ne torno a Napoli mantenendo ancora oggi. Lo stesso sogno.
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